Rinchiusi a vita nei manicomi erano chiamati alienati, matti, pazzi, insensati, internati. Nel 1945 un pittore francese da' nuova vita a queste persone, e quelli che erano etichettati con questi termini ed esclusi dalla società diventano Artisti.
Art Brut: "Arte Grezza" o "Arte Spontanea"
Nel 1945 il pittore francese Jean Dubuffett conia questo concetto artistico per identificare la produzione artistica dei pazienti psichiatrici dei manicomi, persone senza alcuna cultura artistica che creavano al di là dei canoni estetici, esclusivamente attingendo al loro bagaglio interiore. L'imitazione della realtà in questi artisti è pressoché minima o nulla e la messa in atto dell'opera è totalmente libera da qualsivoglia tecnica o stereotipo artistico, anzi, gli alienati partendo dalla scelta dei materiali, fino allo stile e al soggetto, traevano tutto dal profondo per realizzare le loro opere.
Dipinti, disegni e sculture appartenenti all'Art Brut avrebbero un valore artistico assai maggiore di quel che riguarda i professionisti, per il fatto che l'opera artistica degli internati era libera da qualsiasi ambizione, da qualsiasi concorrenza, realizzazione, o successo in campo artistico. Gli artisti dell'Art Brut creavano esclusivamente per il piacere di farlo o per il benessere che l'attività artistica generava in loro.
L'Art Brut ebbe un certo riscontro nell'arte moderna; J. Dubuffett nel 1948 istituì la Compagnie de l'Art Brut, che curò alcune esposizioni, e nel 1964 fondò un periodico.
Il termine francese Art Brut venne tradotto nell'inglese Outsider che però a differenza del primo verrà poi utilizzato per designare tutti quegli artisti che non seguono un percorso istituzionalizzato e che non hanno contatti con le istituzioni dell'arte.
Qualche esponente dell'Art Brut:
Adolf Wölfli 1864 - 1930
Accertato il suo stato di schizofrenico, nel 1895 viene internato nel manicomio di Waldau, vicino Berna dove rimarrà per il resto dei suoi giorni. Disegna, scrive e compone musica, ritirandosi in un suo mondo interiore. Nel 1907 il dottor Walter Morgenthaler gli fornisce lo spazio e gli strumenti per continuare la sua attività creativa. In trent'anni di attività realizzò 1300 disegni e numerosi quaderni scritti oltre una biografia gigantesca di 25 mila pagine chiamata La leggenda di sant'Adolfo. Le sue opere sono conservate essenzialmente al museo di belle arti di Berna e la sua figura e curata dall'omonima Fondazione.
Alcune opere di Adolf Wölfli
Tarcisio Merati detto Coccolone 1934 - 1995
Nell'estate del 1959 viene ricoverato per la prima volta nell'ospedale psichiatrico di Bergamo. La cartella clinica recita: "Sindrome dissociativa, schizofrenia" e ancora, più tardi: "Psicosi in ritardo mentale". In quegli anni entra ed esce dal manicomio più volte. Dal 1974 al 1984 sono gli anni più attivi e probabilmente più interessanti nella produzione artistica del Merati. Con la legge Basaglia nel 1983, viene esonerato dall'obbligo di restare in manicomio e deve quindi abbandonare anche l'atelier. Dopo un periodo a casa della sorella si trasferisce in una casa di riposo vicino al vecchio manicomio, dove c'è ancora l'atelier e grazie ad alcuni permessi, egli può riprendere a frequentare. Ma il ritmo è ormai più stanco, più lento. Nel 1993, avviene tuttavia un grande avvenimento: gli viene organizzata la sua prima mostra personale al Teatro Sociale di Bergamo.
Alcune opere di Tarcisio Merati
Aloise Corbaz, 1886 - 1964
Nel 1918, con diagnosi di schizofrenia, venne rinchiusa in un ospedale psichiatrico. Nel 1936 il direttore dell'ospedale cominciò a mostrare interesse per le sue opere e nel 1947 venne scoperta da Jean Dubuffett. I soggetti dei suoi quadri sono donne erotiche e sensuali.
Alcune opere di Aloise Corbaz
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