La guerra e la censura dell'arte

Durante i periodi di guerra gli artisti così come gli scrittori, i registi o i poeti hanno da sempre subito delle limitazioni e delle censure da parte dei regimi totalitari. Il 19 luglio 1937 venne inaugurata la mostra “Arte Degenerata” (Entartete Kunst in tedesco) all’interno dell’istituto archeologico di Monaco di Baviera.

La mostra aveva lo scopo di denigrare e umiliare gli artisti e le opere contrarie alle norme estetiche e ideologiche del regime nazista. Questo evento aveva il chiaro scopo di imporre idee e stili di vita precisi: un’obbedienza incondizionata al potere e la creazione di un pensiero unico che non lasciasse  spazio a voci fuori dal coro o lontane dai dettami del regime, anche nel mondo dell’arte. Seicentocinquanta opere sottratte ai musei pubblici e le gallerie vennero esposte in stanze strette e buie, senza cornice e accompagnate da didascalie dispregiative con lo scopo di svalorizzarle ancora di più. 

Entartete Kunst, L'inaugurazione


Hitler in visita alla mostra Entartete Kunst (Arte Degenerata)


Secondo i nazisti, queste opere erano un insulto verso le idee del regime. Avvenne in pratica, una vera e propria censura con l’obiettivo di uniformare le menti anche a livello artistico. La maggior parte di queste opere andarono bruciate e distrutte in roghi pubblici, altre vennero vendute all’asta.

Tra gli autori “degenerati” delle opere proibite troviamo per la maggior parte espressionisti (gli stessi che noi oggi conosciamo come i maestri del Novecento): Otto Dix, George Grosz, Kandinsky, Kirchner, Munch e Picasso. Questa censura dell’arte ha generato conseguenze devastanti per la vita quotidiana di molti artisti. Ad esempio, Munch vide ben 82 delle sue opere sequestrate e vendute dal regime nazista; Emil Nolde venne espulso dall’Accademia e gli venne vietato di continuare a dipingere; allo stesso modo Kirchner, che vide centinaia di sue opere sequestrate e distrutte, ne rimase così traumatizzato da suicidarsi nel 1938.

“Die Nacht” (La notte), Max Beckmann

La cruenta rappresentazione raffigura l’eccidio di un rivoluzionario, al centro di una messa in scena movimentata e confusa I protagonisti rappresentati nel dipinto appaiono sia vittime che carnefici, oppressi, schiacciati in una sorta di eterno inferno. Le figure si contorcono, deformate e straziate dal dolore. Attraverso questo dipinto Beckmann esprime tutta la disperazione e la tragedia degli uomini soli, abbandonati e mentalmente logorati alla fine della Prima Guerra Mondiale.

"Trittico della Guerra", Otto Dix

Un altro artista considerato “degenerato” che raccontò l’assurda sofferenza e devastazione della guerra é Otto Dix, anche lui appartenente alla corrente della “Nuova Oggettività”. L’opera “Trittico della Guerra” fu realizzato come una pala d’altare disposta in tre pannelli. Nel dipinto non vengono rappresentati santi o angeli, bensì tutto l’orrore e distruzione della guerra. Nel 1933 Otto Dix perse il suo incarico di professore all’Accademia di Dresda e gli venne proibito di esporre le proprie opere.

"Strada pericolosa",  George Grosz


George Grosz, altro artista preso di mira dalla persecuzione artistica da parte del nazismo, rappresenta le conseguenze della guerra all'interno delle città: una Berlino in decadenza e declino, con mendicanti, mutilati di guerra e prostitute che occupano le strade buie e distrutte.


Censura nella DDR
Non solo il nazismo è stato responsabile di questi vergognosi fenomeni antiartistici.
Nella Germania della DDR ad esempio, oltre alla vita, anche l’arte era profondamente controllata dal regime. L’anno scelto come punto di partenza è il 1976, anno in cui Wolf Biermann, un cantante popolare critico del regime fu espulso dalla DDR. Questo avvenimento innescò la nascita di una subcultura di opposizione.

Chi realizzava opere che andavano contro il pensiero sovietico veniva espulso dalla DDR o, peggio ancora, impossibilitato a continuare la propria carriera artistica. Questa triste realtà viene raccontata nel film “Le vite degli altri” di Florian Henkel, la storia di una coppia, uno scrittore e un’attrice, spiati da un agente della Stasi. Nel 2016 a Berlino venne allestita la mostra “Voci di dissenso: l’arte nella Repubblica Democratica Tedesca, 1976-1989” al museo Martin-Gropius-Bau di Berlino. Nella mostra vengono esposti gli artisti che si opposero al regime comunista. 
Hans-Hendrik Grimmling è uno di questi artisti: 

La censura oggi
In ogni periodo storico caratterizzato da guerre, tensioni politiche o regimi totalitari, l'arte è stata vittima di limitazioni e la censura è stata un mezzo per controllare e reprimere il pensiero libero.
In modo analogo, seppur più lieve, anche oggi accade lo stesso. Dopo più di trent'anni dalla caduta del Muro di Berlino, in questo periodo storico, in quella che dovrebbe essere la casa della democrazia, abbiamo assistito alla chiusura del padiglione Russo presso la Biennale di Venezia, all'esclusione degli artisti russi dall'esposizione presso la Triennale di Milano e all'esclusione dei cantanti russi dall'Eurovision contest, in concomitanza del conflitto bellico tra Russia e Ukraina.
E ancora, precedentemente, è stata proposta la censura di un corso universitario su Dostoevskij, con esito fortunatamente negativo.  Tutto ciò come se gli artisti fossero responsabili delle folli decisioni politiche di chi governa il proprio paese.  Il compito dell'arte dovrebbe essere quello di unire, educare alla pace, all'ascolto e alla comprensione e non quello di escludere, oscurare e censurare l'arte e gli artisti.


Alice Zeolla, Il blog del Gabinetto Sperelli

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